Marilen
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A me sono state affidate due famiglie. Non si trattava di fare loro la carità, o di andarle a visitare portando una busta di denaro. Si trattava di risolvere radicalmente la loro situazione e portarle almeno ad un livello di autosufficienza. Una famiglia era composta da cinque persone: il papà, ammalato e quindi senza lavoro, la mamma e tre bambini in una casa quasi priva di mobilio. Con altre tre ragazze della comunità abbiamo deciso il da farsi. Il papà, che era sempre seduto in un angolo della cucina, l'abbiamo affidato a un medico, che l'ha curato e l'ha portato a rendersi utile in casa; per la mamma è stato trovato un lavoro presso un dentista; i bambini, che a scuola faticavano, sono stati seguiti da una di noi, al pomeriggio, nel fare i compiti; nella cantina di casa mia ho trovato un vecchio mobile per la cucina, ancora in buono stato: rimesso a nuovo, è servito a sistemare la cucina, che per loro fungeva anche da soggiorno. Dopo qualche mese quella famiglia non ebbe più bisogno di essere aiutata, si era risollevata completamente, era economicamente indipendente e parte viva della comunità.
L'altra
famiglia a me affidata era francese: una mamma vedova con tre
bambine. Non c'era niente in casa per mangiare, ma sul tavolo la
radio era sempre accesa. La cosa mi faceva un certo effetto,
consideravo la radio una spesa inutile. Ma non si poteva giudicare:
il povero era Gesù! Quel povero era privo di tutto... aveva solo una
radio per non sentire la tristezza della povertà e la solitudine in
una terra straniera.
Capivo
le parole di Chiara: "Dio è Padre. Sulla terra ha messo da
mangiare e da vestire a sufficienza per tutti i suoi figli. Se ci
volessimo bene, tutto sarebbe risolto".
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